Una pergamena del 1671 della Confraternita delle Stimmate di San Francesco di Palestrina, con note sul restauro.

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1671 gennaio 29, Roma.

Il cardinale Francesco Barberini, protettore dell’Arciconfraternita delle Sacre Stimmate di san Francesco di Roma, con il consenso del cardinale Antonio Barberini, vescovo di Palestrina, aggrega la Confraternita delle Sacre Stimmate di Palestrina alla suddetta Arciconfraternita, ed estende ai suoi confratelli le indulgenze e le grazie spirituali già concesse alle arciconfraternite di Roma da papa Clemente VIII, con bolla del 7 dicembre 1604.

Privilegio originale: pergamena decorata con cornice floreale colorata. In alto, al centro, ovale raffigurante san Francesco che riceve le stimmate: acquerello. Lettera iniziale “D” illustrata contenente tre api dorate. Inchiostro nero e oro. Sigillo pendente perduto, appeso con filo serico rosso di cui resta un frammento iniziale.

La pergamena è uno dei più antichi documenti del fondo Compagnia delle Sacre Stimmate nella chiesa di Sant’Egidio di Palestrina depositato presso l’Archivio storico diocesano.

Dall’inventario di sacra visita del 1753 si apprende che la chiesa di Sant’Egidio di Palestrina fu concessa nel 1637 dal cardinal Crescenzi, vescovo di Palestrina, a tre sacerdoti prenestini: Donato Coletta, Giovanni Verzetti ed Orazio Celli al fine di erigervi un oratorio sull’esempio di san Filippo Neri.

Il 17 agosto 1643 i tre sacerdoti rinunciarono al progetto dell’oratorio e cedettero la chiesa e tre stanze contigue ad alcuni fedeli. Il successivo 22 agosto con decreto del vicario generale del vescovo di Palestrina fu eretta la confraternita sotto l’invocazione delle Sacre Stimmate di San Francesco d’Assisi.

Il 6 settembre 1643 la confraternita fu aggregata all’arciconfraternita delle Sacre Stimmate di Roma, con lettera patente spedita dal cardinale Francesco Barberini seniore, allora protettore della medesima arciconfraternita.

A causa della peste, che intorno al 1650 imperversò in particolare nella zona di porta San Martino, la chiesa di Sant’Egidio e l’oratorio annesso furono abbandonati dai confratelli. Vi si insediò allora il sacerdote Orazio Celli che officiò la chiesa fino alla sua morte avvenuta nel 1667, come appare nella lapide funebre ancora ivi esistente.

Nel 1669 il cardinale Antonio Barberini nelle stanze annesse alla chiesa installò il Seminario vescovile.

Nello stesso periodo alcuni confratelli delle Stimmate si adoperarono per far rifiorire la devozione a san Francesco e, essendo stati smarriti i documenti precedenti, ottennero una nuova canonica erezione dal vicario generale di Palestrina Cesare Panimolle il 24 aprile 1670. Ottennero anche una nuova affiliazione all’arciconfraternita di Roma il 29 gennaio 1671, con il privilegio solenne qui riprodotto. Questa lettera patente fu pubblicata in Palestrina il 10 aprile 1671 con la sottoscrizione del vicario generale Cesare Panimolle.

Con tale privilegio furono estesi alla confraternita di Palestrina le prerogative, le indulgenze e le facoltà di cui godeva l’Arciconfraternita di Roma.

Questa preziosa pergamena è stata restaurata nel 2019 dalla ditta San Giorgio di Adriano Pandimiglio, nota per l’accuratezza dei suoi interventi di restauro.

a cura di
Dott.ssa Cinzia di Fazio e Dott. Piero Scatizzi.


INTERVENTO DI RESTAURO

La pulizia a secco, ovvero un’ accurata depolveratura manuale con pennelli morbidi, cotone idrofilo e aspiratori a bassa potenza sia sul recto che sul verso dei supporti è stata la prima operazione effettuata. Di seguito si è continuato con la rimozione dei depositi solidi con bisturi e spatoline ove necessario. I test delle mediazioni grafiche e dei pigmenti sono risultati solubili in acqua quindi si è resa necessaria l’applicazione del fissativo Fluoline HY con un pennellino morbido per consentire le operazioni per via umida. Dopo che il fissativo si è asciugato si è potuto procedere con la pulizia ad umido con soluzione idroalcolica 30:70 per tamponamento sul verso. Un ulteriore passaggio è stato in cella di umidificazione ad ultrasuoni per consentire un leggero tensionamento del supporto in pergamena su apposito telaio in metallo debitamente schermato e con magneti posti lungo tutto il perimetro. La pergamena si è infine asciugata a temperatura ambiente sotto peso tra fogli di tessuto non tessuto, carta assorbente e cartoni.

Le lacune sono state risarcite con la tecnica cosiddetta “a sandwich”, ovvero doppia toppa di carta giapponese di adeguato spessore e tono cromatico e velo giapponese ove necessario con adesivo Metilidrossietilcellulosa MH-300P2 al 6% diluito in soluzione idroalcolica.

Infine la pergamena è stata inserita in una cartellina da conservazione con tre lembi di chiusura acid-free.

Ingalis Katarzyna