In occasione della solennità dei santi Pietro e Paolo il Museo diocesano propone ai lettori un approfondimento sulla chiesa di San Pietro Apostolo in Zagarolo, che celebra i 300 anni della consacrazione 1722-2022.
Il testo, redatto dal dottor Gabriele Quaranta, è relativo alla sezione Paesaggi Sacri. Zagarolo della mostra Il paesaggio prenestino ed il territorio diocesano. Insediamenti e spiritualità, iniziativa curata dall’Archivio Storico, dalla Biblioteca Diocesana e dal Museo Diocesano Prenestino di arte sacra.
La chiesa attuale, edificata tra il 1717 e il 1722, sostituisce un più antico edificio di epoca cinquecentesca, a sua volta sorto a rimpiazzare una chiesa medievale, di cui non si conoscono né origine, né data di fondazione, né dettagli architettonici. Tuttavia il culto del principe degli Apostoli doveva far parte delle tradizioni ancestrali della comunità zagarolese e si lega ad una fitta presenza “petrina” di cui resta testimonianza nella topografia locale che, sulla direttrice ovest-est, dall’antica Labicana a Palestrina, annovera anche un Colle San Pietro, un antico monastero detto San Pietro in Basso (o “in Massa”) e il nome di Castel San Pietro poi assunto dall’antica arce prenestina.
Nella prima documentazione disponibile, purtroppo non antecedente al secondo Cinquecento, la parrocchia intitolata all’apostolo sembra figurare come il principale tempio della comunità, venendo sempre considerata per prima dai vari visitatori episcopali, fino a quando nel 1607 non ne venne decretata l’unione con la collegiata di San Lorenzo, recentemente riedificata e voluta da Marzio Colonna come fulcro del rinnovamento urbanistico della propria capitale. Ridivenuta parrocchia autonoma solo pochi anni più tardi, la chiesa, che constava di una semplice aula quadrangolare con tre altari per lato, senza transetto, si rivelò ben presto insufficiente alle necessità della vita religiosa di una comunità che si andava espandendo, ma solo un secolo più tardi si giunse alla decisione di una completa riedificazione. Giovanni Battista Rospigliosi, dal 1670 duca di Zagarolo, attese più di un quarantennio per imprimere sul borgo il marchio della nuova famiglia dominante, e solo verso il 1715 si iniziò a ventilare una ricostruzione in forme monumentali della vecchia parrocchiale. Nel 1716 iniziarono i lavori di abbattimento e sbancamento degli edifici che occupavano la zona retrostante l’antica abside, così da avere un maggiore spazio a disposizione. Dal 1717 al 1722 si protrassero invece i lavori di vera e propria costruzione, secondo un progetto elaborato da Niccolò Michetti, architetto di casa Rospigliosi, nonostante costui si fosse reso assente dal 1718 al 1720 per incarichi ottenuti presso lo zar di Russia, lavorando tra Sanpietroburgo e Tallin (Negro 1990).
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di Gabriele Quaranta, Storico dell’arte