Conservato nell’Archivio storico diocesano di Palestrina, fondo Curia, serie Processi di beatificazione e canonizzazione, sottoserie Bellesini, unità 13
Volumetto cartaceo manoscritto, rilegato in pergamena, costituito da 111 fogli di cui i primi 89 sono stati scritti dal beato e recano la cartolazione originale.
Il codice è stato restaurato nel 2015 dalla ditta Cover di Guido Milio.
Incipit: Preces diurnae ac mensiles
Sull’antiporta è incollata una incisione calcografica raffigurante san Tommaso da Villanova, santo vescovo agostiniano, con acconto la preghiera a lui rivolta. L’immagine fu inserita dallo stesso beato Stefano Bellesini particolarmente devoto al santo.
All’interno: preghiere tratte dall’Ordo Divini Officii, cinque Meditazioni, litanie e altre preghiere di cui alcune, probabilmente, sono state ideate dallo stesso beato.
Alla carta 89 verso, si legge l’annotazione sottoscritta da mons. Gonzalo Canilla, vescovo di Listra, che fu giudice nella causa di beatificazione. Il libretto, infatti, come scritto nella suddetta annotazione, fu esibito nella 95ª sessione del processo canonico e ancora, al presente, si trova allegato agli atti conservati nell’Archivio Storico Diocesano di Palestrina.
Nel 2016 il codice è stato esposto nella mostra “Servire l’uomo: i volti della misericordia nella chiesa del Lazio” tenutasi presso l’Archivio di Stato nella sede dell’antica Biblioteca Alessandrina all’interno del palazzo della Sapienza a Sant’Ivo.
Notizie biografiche
Stefano Bellesini nasce a Trento da una famiglia benestante il 25 novembre 1774. A 18 anni veste l’abito agostiniano nel convento di San Marco. Passa poi a Bologna per il noviziato, in seguito a Roma e di nuovo a Bologna per lo studio della filosofia e della teologia. Costretto dalle truppe napoleoniche ad abbandonare lo Stato Pontificio, ritorna a Trento dove nel 1797 viene ordinato. Vive nel convento di San Marco fino al 1809, anno in cui il convento viene soppresso dal governo napoleonico, come molti altri in quel periodo. Non potendo continuare il suo ministero sacerdotale, decide di rientrare in famiglia e si dedica all’assistenza dei ragazzi poveri e abbandonati, aprendo nella propria casa una scuola gratuita, sia maschile che femminile. Alle lezioni, gratuite, partecipano i fanciulli delle classi meno agiate, che ricevono anche il pane e tutto ciò di cui bisognano. Il Bellesini provvede personalmente anche al pagamento degli stipendi dei maestri e quando il numero degli studenti diviene più consistente e i locali della sua casa non bastano, affitta un locale in città. Il Bellesini è dunque il fondatore della prima scuola elementare gratuita e generalizzata e il suo metodo pedagogico, molto innovativo, è stato oggetto di molti studi. La sua fama di educatore e di benefattore, giunta fino a Vienna, gli guadagna la nomina di direttore generale delle scuole del principato trentino sotto il governo austriaco.
Padre Stefano vuole però rimanere fedele alla sua professione religiosa. Vista l’impossibilità di realizzare questo desiderio nella sua città, poiché il governo non permette di riaprire il convento di San Marco, nel 1817 abbandona la carriera scolastica e, di nascosto, si rifugia a Bologna, nello Stato Pontificio, dove nel frattempo è stata ristabilita la vita religiosa. All’autorità civile di Trento, che pressantemente lo invita a ritornare, risponde risoluto che il legame che lo tiene unito a Dio attraverso i voti religiosi e “all’amatissima mia Madre, che è la Religione” è di gran lunga più vincolante di qualunque altro.
Chiamato dal generale dell’ordine agostiniano a Roma, per alcuni anni svolge il compito di maestro dei novizi. Nel 1826 viene mandato a Genazzano, nel santuario della Madonna del Buon Consiglio, dove nel 1831 è nominato parroco. Dedica gli ultimi anni della vita al ministero parrocchiale, attendendo con sollecitudine ai poveri e ai fanciulli. Muore il 2 febbraio del 1840 colpito dal tifo petecchiale che aveva contratto assistendo strenuamente i suoi parrocchiani.
I suoi resti mortali sono venerati nel Santuario del Buon Consiglio a Genazzano.
È stato proclamato beato da san Pio X nel 1904. È il primo parroco elevato agli onori degli altari. La sua memoria liturgica ricorre il 3 febbraio.
Cinzia Di Fazio
Direttrice dell’Archivio Storico Diocesano
Bibliografia:
- Billeri, Vita del beato Stefano Bellesini parroco agostiniano compilata fedelmente sopra i processi formati per la sua beatificazione, Roma, Tipografia poliglotta della S. C. De Propaganda Fide, 1904
- Lepore, Compendio della vita del beato Stefano Bellesini, parroco agostiniano, Roma, Tipografia della Pace di Filippo Cuggiani, 1904
- Riccardi, Un santo tra poveri e ragazzi: vita del beato Stefano Bellesini agostiniano, Milano, Ancora, 1970
- Borzi, Un uomo per gli altri: b. Stefano Bellesini, Genazzano, Santuario Madre del Buon Consiglio, 1973
- Stella, Una vita per gli altri: Beato Stefano Bellesini parroco agostiniano, 1774-1840, Genazzano, Santuario Madre del Buon Consiglio, 1990
- Gobbi, Educare l’uomo: tre trattati pedagogici di Stefano Bellesini agostiniano di Trento, Trento, Civis, 2004
- Gobbi, Lettere di Stefano Bellesini (1795-1840): primo centenario della beatificazione (1904-2004), Genazzano, Santa Maria del Buonconsiglio, 2004