Borgo medievale, Capranica Prenestina vide le proprie sorti legate alle vicende di due famiglie nobiliari: i Capranica e i Colonna. Alla famiglia Capranica sono legati i due edifici più importanti del paese: la chiesa di Santa Maria Maddalena e il Palazzo Barberini.
La chiesa è frutto di varie ricostruzioni e ampliamenti.
Dell’edificio medioevale è rimasto il campanile (XII-XIII secolo).
La chiesa fu ricostruita dai fondamenti in forme rinascimentali, ad una navata, nei primi decenni del XVI secolo per volontà di Giuliano Capranica. L’iscrizione nel fregio del cornicione della navata centrale recita:
«IVLIANVS CAPRANICA DVOR(VM) CARDINALIV(M) EX HOC OPPIDO ORIVNDOR(VM) PRONEPOS QUOR(VM) ALTER(VM) IN PAPAM ELECTVM IMPORTVNA MORS PRAERIPVIT NE TANTOR(VM) VIRORVM VIRTVTIS AC RELIGIONIS LVMINVM PARENS TELLVS INHONORATA IACERET TEMPLVM HOC DIVAE MAGDALEN(A)E A FVNDAMENT(IS) EREXIT»
GIULIANO CAPRANICA PRONIPOTE DEI DUE CARDINALI PROVENIENTI DA QUESTA CITTÀ E DI CUI UNO FU RAPITO DA SCIAGURATA MORTE (APPENA) ELETTO PAPA, AFFINCHÉ LA TERRA CHE DIEDE LORO I NATALI NON RIMANESSE SENZA UN SEGNO DI (DOVUTO) ONORE ALLA LUMINOSITÀ DELLA VIRTÙ E DELLA RELIGIOSITÀ DI COSÌ GRANDI UOMINI, COSTRUÌ DALLE FONDAMENTA QUESTO TEMPIO DEDICATO A SANTA MADDALENA
Nel 1754 il parroco Filippo Orsi, nella sua relazione in occasione della visita pastorale, riferisce che la nuova chiesa fu fondata nel 1520 come indicato in una iscrizione che “stava sopra l’altare Maggiore sotto il tamburro della tribuna ossia cuppola al di dentro”. L’antica epigrafe fu poi sostituita a metà del Settecento da quella ancora oggi visibile sopra la sommità dell’arco della nicchia maggiore del presbiterio.
In realtà l’anno 1520 dovrebbe riferirsi all’inaugurazione e consacrazione della nuova chiesa; si può presumere che i lavori di fabbrica iniziarono molto prima e si protrassero a lungo, come avveniva in genere, tanto più nel caso di un cantiere a 900 metri di altezza e lontano dall’Urbe.
Il progetto è attribuito dagli studiosi a Donato Bramante e andrebbe collocato nella prima fase del periodo romano. L’architetto urbinate lasciò Milano alla fine del 1499 e a Roma subì le suggestioni dell’architettura antica. Così nella chiesa parrocchiale di Capranica appaiono coniugati assieme i motivi architettonici caratteristici del suo periodo milanese con nuovi elementi ripresi dall’Antico. Il tiburio con loggiato esterno evoca i caratteristici tiburi delle chiese lombarde (S. Maria delle Grazie, San Celso, ecc.); gli archi con corona di oculi nelle logge di S. Maria Maddalena e il traforo di otto oculi, tamponati nel ‘700, ancora riconoscibili nell’estradosso della cupola, richiamano gli archi con oculi e la serie concentrica dei medaglioni circolari nelle chiese milanesi di Santa Maria delle Grazie e di Santa Maria presso San Satiro. Nel contempo il frontespizio esterno della cupola col timpano triangolare innestato sulla pianta circolare e la cornice di coronamento a piccole mensole del tiburio riprendono pienamente le linee architettoniche del Pantheon.
Le arcate del loggiato del tiburio, con i motivi delle serliane e dei cinque oculi negli archi, avvicinano la chiesa di Capranica Prenestina al cosiddetto Ninfeo della vicina Genazzano, opera, secondo diversi studiosi, ideata anch’essa da Bramante.
Santa Maria Maddalena rappresenta, quindi, un originalissimo gioiello dell’architettura rinascimentale.
Nel 1729 iniziarono lavori di restauro che si conclusero nel 1750. La cupola originale fu coperta con una calotta sovrastante. L’interno subì profonde modifiche: il presbiterio fu rivestito da una nuova decorazione a stucco; nel 1744 il tetto a capriate fu coperto con una volta a botte che, nel 1750, venne affrescata (Maddalena portata in gloria) da Vincenzo Strigelli, viterbese, e Carlo Anellini, romano, e rifinita con gli stucchi dall’architetto Francesco Rosa, romano. Fu anche modificata la facciata con la costruzione di un piccolo portico a cuspide per proteggere l’ingresso della chiesa dalle intemperie.
Nel 1868-1869 la chiesa fu ampliata con l’aggiunta della navata laterale sinistra e della attigua nuova sagrestia edificata al posto della cosiddetta “Stanza dei morti”, ovvero l’ossario.
Nel 2016 è stato completato un altro restauro, che ha riportato alla luce i colori e le decorazioni originali e un bellissimo affresco situato nel battistero risalente al ‘500 e dedicato a san Michele.
I lavori hanno interessato anche l’organo a canne del 1750 di Angelo Gaetani, che è tornato a far sentire la sua bellissima “voce”.
Le maggiori opere rinvenute nella chiesa sono il Leone reggistemma e l’Eolo, pregevole altorilievo al presente custodito a Palestrina nel Museo Diocesano Prenestino di arte sacra: si tratta di una scultura di epoca rinascimentale di altissimo livello artistico, di autore ignoto. La tradizione erudita settecentesca, riferita dal parroco Filippo Orsi nella sua già ricordata relazione del 1754, attribuì l’Eolo a Michelangelo Buonarroti al quale, con opinione ancora più infondata, era attribuito il progetto dello stesso edificio della chiesa inaugurata nel 1520.
Sono presenti anche altre opere di pregio: quattro reliquiari lignei del 1600, una serie di candelabri di argento del ‘700, il busto di argento della Maddalena e il settecentesco prezioso Bambinello fasciato con tessuto filigranato in oro.
Ringraziamo il parroco don Davide Martinelli per questo contributo